CFP: Prossimo numero di NuBE

2025-12-15

Violenza di genere nelle letterature europee contemporanee: rappresentazioni, sovversioni, contro-narrazioni

 

Negli ultimi anni, l’emergere di movimenti transnazionali come #MeToo e i movimenti femministi hanno contribuito alla costruzione di una nuova consapevolezza sociale nei confronti delle molteplici forme di oppressione e di violenza che colpiscono le donne e i soggetti femminilizzati in quanto posizionati in una condizione di subalternità all’interno del sistema binario che sostiene l’ordine patriarcale. In tale contesto, nozioni come abuso, molestia, stupro e consenso sono divenute categorie politiche centrali, configurandosi come elementi di una prospettiva che si discosta dalle tradizionali interpretazioni giuridiche di tali fenomeni. Esse, infatti, introducono nuovi modi di nominare, denunciare e condannare la violenza di genere, promuovendo al contempo programmi sociali mirati alla tutela e all’emancipazione delle persone oppresse. Il dibattito pubblico sulla violenza di genere si è trasformato profondamente, riportando nello spazio collettivo esperienze a lungo confinate nella sfera privata. Come mostra Rita Segato in La guerra contra las mujeres (2016), le strutture patriarcali continuano a riprodursi attraverso dispositivi simbolici e materiali radicati nella vita familiare e sociale, mentre la crescente visibilità delle testimonianze di abuso ne rivela le persistenti forme di normalizzazione. In parallelo, l’attenzione pubblica ha evidenziato i limiti delle risposte istituzionali e giuridiche, spesso incapaci di garantire tutela, giustizia e riparazione.

In questo contesto, la letteratura e la produzione culturale assumono una funzione centrale come luoghi di analisi critica e di immaginazione politica. Seguendo la prospettiva di Deleuze e Guattari in Mille piani. Capitalismo e schizofrenia (1980), la scrittura può operare come una “macchina da guerra”, capace non solo di rappresentare la violenza, ma di smontarne i presupposti, interrogare le sue forme discorsive ed elaborare contro-narrazioni. Prendendo avvio da questa prospettiva, il prossimo numero monografico di NuBE, programmato per la fine del 2026, propone di indagare le molteplici forme e direzioni attraverso cui la letteratura contemporanea affronta la violenza di genere – come esperienza individuale e collettiva, come trauma storico e intergenerazionale, come dispositivo di controllo sociale, come esito di linguaggi e immaginari patriarcali –, anche nel dialogo critico con le frustrazioni nei confronti della legge e con i (dis)incontri interni al femminismo, sovvertendo le rappresentazioni egemoniche della violenza, ricorrendo a poetiche della vendetta e immaginando forme alternative di giustizia, protezione e cura.

Geografie multiple della violenza evidenziano come la scrittura possa diventare luogo di memoria, testimonianza, riparazione e guarigione, invitando a interrogare le sfide etiche, estetiche e politiche che accompagnano le rappresentazioni letterarie di diverse forme di violenza di genere – dalla schiavitù sessuale delle “donne di conforto” allo stupro di guerra, fino ai femminicidi contemporanei. Tra i vari e numerosi esempi, possiamo citare, per l’area iberica, i casi di Itziar Ziga (La feliz y violenta vida de Maribel Ziga), Marta González Novo (Una bañera de hojas secas)e Lídia Jorge (Marido e outros contos); nell’area anglofona autrici come Caryl Churchill, Debbie Tucker Green, Candice Carty-Williams, Warsan Shire; nel contesto francese, opere quali Mémoire de fille di Annie Ernaux, Le Consentement di Vanessa Springora, Laëtitia ou la fin des hommes  di Ivan Jablonka e Phallers di Chloé Delaume; nell’area tedesca, i romanzi Scherbenpark di Alina Bronsky, Das Mädchen di Angelika Klüssendorf o i più recenti Sehr geehrte Frau Ministerin di Ursula Krechel e Lügen über meine Mutter di Daniela Dröscher. Per le letterature finlandesi e scandinave rimandiamo a Puhdistus di Sofi Oksanen, Kätilö di Katja Kettu, alle opere di Susanna Hast e Iida Rauma, o ancora di Lena Andersson, Monika Fagerholm, Hanne Ørstavik, Aase Berg e Matilda Södergran; per le letterature slave alla fempoezija (es. l’antologia La mia vagina a cura di M. Maurizio) o al celebre volume di Victoria Amelina (Guardando le donne guardare la guerra: diario di una scrittrice dal fronte ucraino), ma anche, relativamente alle scritture post-jugoslave, a Slavenka Drakulić (Kao da me nema), Stevo Grabovac (Poslije zabave), Tanja Stupar Trifunović (Duž oštrog noža leti ptica), Rumena Bužarovska (Mio marito) e alle poetiche impegnate di Ivančica Đerić, Monika Herceg e Olja Savičević Ivančević.

Tra le possibili linee di indagine si propongono: 

  1. (Dis)incontri e sovversioni nei movimenti femministi: analisi delle tensioni tra differenti ondate femministe, delle critiche interne ai movimenti e delle rappresentazioni letterarie della loro capacità/inadeguatezza di rispondere alla violenza, incluse forme alternative di giustizia e riparazione.
  2. Legalità e violenza di genere nella letteratura: riflessioni su consenso, vulnerabilità, vittimizzazione, responsabilità e agency, alla luce della saggistica contemporanea (da El sentido de consentir di Clara Serra alla critica di Segato alle istituzioni), e sul modo in cui le opere letterarie rielaborano – o scardinano – paradigmi giuridici e morali.
  3. Poetiche della vendetta, giustizia alternativa e riscritture femministe: indagini sulle forme esplicite o simboliche di vendetta narrativa, sui personaggi femminili liminari (streghe, femme fatales), sulla loro re-significazione tramite categorie femministe (sguardo maschile, intersezionalità, cultura dello stupro) e sui modi in cui il gesto di “rispondere alla violenza” viene rappresentato.
  4. Narrazioni del femminicidio e rappresentazione della vittima: analisi delle retoriche della rappresentazione (visibilità, empatia, anestesia), delle tensioni tra sguardo maschile e sguardo femminile, delle pratiche di restituzione della dignità narrativa alle vittime e della funzione sociale, etica ed estetica della testimonianza.
  5. Riscritture contemporanee di miti classici, genere e violenza: esplorazioni delle risemantizzazioni di figure mitologiche femminili – da Circe a Penelope, dalle troiane alle eroine tragiche – e delle modalità con cui queste rielaborazioni problematizzano la relazione tra violenza patriarcale, agency e identità femminile.
  6. Mascolinità, dominio e rappresentazioni della violenza: indagini sulle configurazioni storiche e culturali delle mascolinità violente, su come la violenza venga appresa, performata e narrata, e sui modi in cui la letteratura contemporanea affronta la violenza maschile verso donne, uomini e soggettività queer.

 

La scadenza per l’invio degli articoli completi è il 30 giugno 2026. Gli articoli non devono superare i 40.000 caratteri (spazi inclusi). Le lingue principali di pubblicazione sono l’italiano e l’inglese. Sono benvenuti articoli in lingue diverse dall’italiano e dall’inglese, ma in tal caso si prega di contattare la redazione.