«In questo libro tutto è vero, tranne la lingua tedesca». Il patchwork linguistico in «Vielleicht Esther» di Katja Petrowskaja

Autori

  • Tomas Benevento Università di Verona

DOI:

https://doi.org/10.13136/2724-4202/839

Parole chiave:

Katja Petrowskaja, Vielleicht Esther, Babij Jar, post-memoria, condizione post-monolingue

Abstract

L’articolo analizza il patchwork linguistico del romanzo in lingua tedesca Vielleicht Esther (2014), redatto dall’autrice ucraino-ebraica, di madrelingua russa, Katja Petrowskaja. Nel testo in analisi la scrittrice ripercorre la genealogia della propria famiglia e tematizza il massacro nazista di Babij Jar, forra nella quale presumibilmente la bisnonna Esther fu trucidata. Attraverso l’appropriazione e l’ibridazione della lingua tedesca, Petrowskaja forgia un codice linguistico artificiale che le permette non solo di tramutare la propria saga familiare in una storia universale, ma anche di creare una lingua franca in grado di trascendere i confini idiomatici. Il patchwork linguistico plurilingue, inclusivo e ibrido è quindi da interpretare come il tentativo di instaurare un nuovo discorso unitario sulla Shoah che inserisca l’eccidio di Babij Jar nel medesimo contesto di altri stermini nazisti. 

Biografia autore

Tomas Benevento, Università di Verona

Dottorando in "Letterature straniere, Lingue e Linguistica", con un progetto sulla prosa breve dell'autore elvetico Robert Walser.

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Pubblicato

2020-12-30

Fascicolo

Sezione

Monografica